La Tenuta
Non solo un sogno che si realizza, ma anche un’opera che riporta una collina abbandonata a splendori dimenticati, dove i vigneti posti su terrazzamenti sostenuti da muri a secco la contornano.
I 350 metri di altitudine, i terreni composti da marne calcaree ed argilla, un microclima ideale per la produzione vinicola ed una attenta cura sono i filtri da cui emergono vini costanti e pregni di territorialità, orgoglio della famiglia Testa, che, vendemmia dopo vendemmia, rinnovano la sfida che alberga silente in questo piccolo lembo di terra.
Solo un lavoro capillare, da certosino con interventi mirati di ristrutturazione, la grande dedizione del Sig. Pierangelo e l’amore per la sua terra, potevano tramutare poco per volta la collina abbandonata in un ”paradiso”.
A questo si aggiunge quell’inconfondibile tocco femminile e quella cura dei particolari che la signora Manuela e le figlie hanno saputo infondere in ogni angolo dell’azienda.
La produzione è limitata, ma di altissimo livello; prodotti di nicchia che pochi eletti ed intenditori conoscono, che viene curato e seguito passo a passo fino all’imbottigliamento con un’attenzione particolare che non tiene conto dei costi, della fatica, e delle ore dedicate al lavoro, ma che si fonda su quell’enorme soddisfazione che deriva dal fatto di produrre e proporre ad amici e clienti qualcosa di speciale dal profumo unico e dal boccato inconfondibile: il Vino degli Angeli.
La Storia
Leggende, fole e chiacchiere nostrane stuzzican la fantasia, tracimando il vero. Ma dietro ognun d’esse, a volte, si celan realtà palesi. Santo Stefano degli Angeli: la zona.
Tenuta degli Angeli: l’azienda agricola e Pierangelo il nome del fondatore, ricordano un insieme che va ben oltre la semplice omonimia. La quiete del luogo che avvolge e coinvolge, l’aria pura della collina e quelle sensazioni astratte, ma così intense da divenir concrete, son linfa pel corpo e toccasana per lo spirito.
A Santo Stefano gli Angeli non volano bassi: son di casa. Quando, nel 1984, Pierangelo Testa decise d’affiancar al suo Cantiere Tri Plok (manufatti in cemento, con specializzazione in “vasche per il vino”) un’oasi di verde o meglio, un porto da cui salpare per Liquide Imprese, rilevò in Valle Calepio, precisamente nel Comune di Carobbio degli Angeli, circa due ettari di “sana terra”.
Ricca di marne calcaree, generosa, fertile e da tempo immemorabile riservata alla vitivinicoltura.
Qui si producevano i cosidetti “vini del contadino”: tonalità intense, profumi di mosto ed “abbocato” (allora si diceva così), maschio, naif, alquanto grezzo. Illo tempore si pigiava tutto il pigiabile e si torchiava ancor di più.
Il risultato non era certo entusiasmante… Ma al di là dei gusti, personali, mutevolo e perfettibili, i vini del Colle degli Angeli erano caratterizzati da un’invidiabile struttura alcolica. Per cui, senz’ausilio di concesse aggiunte, i tredici gradi naturali non erano utopia; semmai il contrario…
Consapevole di questo “dono”, Pierangelo Testa lavorò d’intuito e di ruspa…
Oggi sull’elitario colle alligna un vigneto “bomboniera”: piccolo per estensione e gravido di promesse, mantenute vendemmia dopo vendemmia. Le piante, scelte secondo caratteristiche di suolo, clima e microclima; la consona metodologia di allevamento ed il suffragio del Gran Designer che firma solamente il meglio, hanno concretizzato il sogno di Pierangelo, cangiando l’hobby in passion convinta. Trasmessa con egual fervore alla gentil, dinamica consorte Signora Manuela, alle figlie Laura, Roberta e Maria e Francesco, l’unico figlio maschio.
Una cantina all’avanguardia s’è aggiunta all’iniziale (ora dedicata al “sonnecchiar” delle Riserve). Talmente funzionale, deliziosa e suggestiva da esser citata nel Guinness delle armonie.
Qui la sacralità sembra giocar a rimpiattino col silenzio.
E gli Angeli, “impietriti”, aspettano con ansia i nuovi eventi.
La Leggenda
La Valle Calepio è una delle piccole e ridenti valli che la provincia bergamasca ha tenuto in serbo per chi, amante della natura e delle opere frutto dell’ingegno umano, ha ancora voglia di scoprire.
Aprendosi dal Sebino segue per un buon tratto la stessa acqua che, ora col nome di fiume Oglio, scende lenta e solenne verso il Grande Padre della pianura più grande d’Italia: il Po.
Le forti strutture dei monti, Galene e Brozone, la proteggono al suo nascere regalandole un clima dolce e deliziosamente fresco. Natura incontaminata? Beh, forse incontaminata non lo è più, sicuramente conserva il fascino di una vita rispettosa dei suoi ritmi che legati al lento procedere delle stagioni hanno consentito all’Uomo di fare la storia.
E la storia di un popolo è anche cultura fatta di grandi cose e cose minime, di grandi azioni e di fantasie che, cementandosi nella conoscenza, hanno lasciato segni indelebili a noi gente del duemila. Come, ad esempio, opere d’arte dotta o popolare che sia, costruzioni imponenti e maestose oppure povere ed essenziali, ma anche il battezzare una località: narra la leggenda…
Sarà leggenda?
Un mattino, nella piazza di Carobbio (un piccolo comune della Valle Calepio), comparve, all’improvviso, un bel giovane mai visto prima nel borgo. Le sue fattezze avevano qualcosa di familiare…
Si, assomigliava molto alla statua dell’Angelo in marmo che si trovava sul al castello, sulla cima del monte Santo Stefano.
L’incredulità serpeggiante fu, in poco tempo, soppiantata dalla curiosità e fu così che alcuni baldi giovani salirono, decisi, all’antico maniero per controllare. Quale non fu la meraviglia nello scoprire che la statua non era al suo abituale posto.
Ma allora…
Dopo alcuni giorni, improvvisamente come era arrivato, il giovanotto sparì e di lui non rimase traccia alcuna, nemmeno il nome che nessuno aveva pensato, nella meraviglia generale, di chiedere. A questo punto non restava che una cosa da fare, ritornare al castello per controllare, altra sorpresa: la statua dell’angelo era là, al suo posto.
Da allora la leggenda vuole che, di tanto in tanto, ancora oggi l’angelo abbandoni il castello e scenda in paese, magari in compagnia di altre creature celesti: ecco quindi perché la borgata ha preso il nome di CAROBBIO DEGLI ANGELI.
Ora l’Angelo del castello, stilizzato insieme ai merli dell’antico maniero di origine medievale, compare a simbolo della “TENUTA DEGLI ANGELI”, l’azienda vitivinicola realizzata da Manuela e Pierangelo Testa proprio su alcuni terreni che, a mezza costa sul monte S.Stefano, furono patrimonio del castello e, già a quel tempo vocati alla coltivazione dei vigneti.
D’altronde siamo in Valle Calepio, terra enoica per eccellenza.
L’Angelo che volle confondersi con gli uomini, forse per fare un’esperienza terrena, fa ora da padrino ai vini prodotti da questa Azienda, che hanno l’ambizione di essere…celestiali.